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Mario Praticò



ERA DI GIÀ TUTTO IL MONDO IN ARME

HO INTITOLATO LA MIA SCENETTA CON QUESTA FRASE, ESTRAPOLATA DAL LIBRO CON CUI BENVENUTO CELLINI, DESCRIVE GLI AVVENIMENTI A CUI ASSISTETTE E DAL QUALE, HO TRATTO ISPIRAZIONE, PER RIPRODURRE LA TRAGEDIA PERPETRATA DAI LANZI DURANTE L’ASSEDIO DI ROMA.

CENNI STORICI
La battaglia di Pavia del 1525 aveva affermato la supremazia di Carlo V° di Asburgo, Re di Spagna e di Germania sulla Francia di Francesco I° per il predominio in Europa ed in particolar modo sull’Italia.
L’Italia in quel periodo era perennemente in contrasto fra i fautori dell’Impero (Ghibellini) e i fautori del Papato (Guelfi).
Quest’ultimo (Papa Clemente VII°) non avendo  più la potenza necessaria per contrastarlo, comincia a prendere accordi per un’azione comune contro Carlo V° e chiede aiuto sia  a Venezia che a Francesco I° Re di Francia che era considerato nemico giurato. In questo periodo la Spagna è impegnata in nuove conquiste, mentre la Germania è dilaniata da guerre di religione fra cattolici e luterani. Nel frattempo in Germania, un tirolese, Gorge von Frundeberg arruola mercenari luterani, provenienti dalle campagne, i cosiddetti lanzichenecchi, da landsknechte, sono contadini esasperati e disperati, costretti a pagare le decime alla Chiesa, e pesanti tributi ai signori. La riforma di Lutero li incoraggia a ribellarsi alla Chiesa Romana, e bene istruiti dalla pubblicità protestante, che indicava come causa della loro miseria, proprio le decime dovute al Papa di Roma, decidono di combattere le ricchezze delle Città Italiane ed in primis quella della Chiesa Romana.


Le cronache dell’epoca dicono che loro intenzione fosse quella di impiccare il Papa e tutti i vescovi


Questi Lanzi, come venivano chiamati, iniziano la marcia verso Roma, sconfiggendo in tutte le battaglie gli alleati del papato, tra cui Giovanni dalle Bande Nere,  nel frattempo il generale Carlo di Borbone assume il comando supremo di questo esercito eterogeneo che saccheggia tutte le Città fino  a Viterbo per poi accamparsi alle porte di Roma.   
Da questo momento, inizierà per la popolazione  romana, la più triste primavera. Il 6 Maggio 1527, un reparto spagnolo scorge che un tratto delle mura romane, che costeggia l’orto del Cardinale Armellini, è sguarnito di difese,  la parete viene facilmente scalata e le soldataglie entrano. In poco tempo tutto l’esercito invade Roma, inizialmente nessuno osa perpetrare alcuna scorreria per paura dell’arrivo dell’esercito della Lega da Firenze, ma all’alba del giorno dopo, certi che l’esercito non interverrà, si scatena il Saccheggio: i peggiori si rileveranno gli spagnoli per la loro ferocia verso gli esseri umani.
(DA POI CHE IO MI RITROVAI DRENTO A QUEL MODO, ACCOSTA' MI A CERTE ARTIGLIERIE, LE QUALI AVEVA A GUARDIA UN BONBARDIERE CHIAMATO GIULIANO FIORENTINO. QUESTO GIULIANO AFFACCIATOSI LÍ AL MERLO DEL CASTELLO, VEDEVA LA SUA POVERA CASA SACCHEGGIARE, E STRAZIARE LA MOGLIE E' FIGLIUOLI, CON GRANDISSIMO PIANTO SI STRACCIAVA IL VISO), mentre i Lanzi come Luterani assalgono, depredano e incendiano le Chiese.

“L’INFERNO È NULLA IN CONFRONTO COLLA VISTA CHE ROMA ADESSO PRESENTA”


Come dicevo, la lettura di questo libro,  è riuscito a farmi rivivere tutte le scene vissute in diretta dal Cellini, il quale nella descrizione dettagliata degli eventi e non avendo per fortuna,  tralasciato alcun particolare, mi permise di compenetrarmi nella battaglia fino ad immaginare d’esser al cospetto del relatore.

DESCRIZIONE SCENETTA
Ma veniamo a noi, essendo affascinato dalle sfarzose divise indossate dai Lanzi, ho cercato di individuare tra la produzione attuale, i soggetti che più assomigliassero ai personaggi descritti nel libro e che fossero attinenti a quelli riprodotti nei vari quadri che illustrano le scene di quel tempo. Ho focalizzato la mia ricerca nel riprodurre i Lanzi Luterani, per intenderci i  meno feroci, quelli più rispettosi della Vita e tra questi ho scelto tre pezzi in 54 mm., uno della oramai defunta SEILMODELS, uno della TERCIO, forse non più in produzione ed un vecchio pezzo della EL VEJO DRAGO’N.

Ho voluto ricreare una scena che potesse trasmettere il senso di vittoria assaporata dai Lanzi, quindi ho incominciato con il pezzo della SEIL, la scatola si presenta molto rifinita, l’esemplare è fuso correttamente, anche se preferisco altre fusioni, tipo PEGASO, ANDREA o METAL MODELS, la scultura nell’insieme è ottima, il capitano, in quanto indossa una corazza, tiene in mano un boccale di birra, a suggello della conquista, ma il volto un po’ tenebroso, non trasmette quella grinta, cattiveria e soddisfazione che deve mostrare. Pertanto preso dal vigore, ho incominciato a cercare una testa nel mio esercito grigio, (soldatini ancora da assemblare), che potesse esprimere quanto citato e rovistando,  mi sono imbattuto in un vecchio pezzo della EMI. Folgorato dal ritrovamento ho iniziato la modifica, ho rimodellato il collo utilizzando il Milliput in modo che lo stesso poggiasse correttamente dentro l’incavo della corazza,  sul viso urlante di gioia,  con lo stucco ho creato una parte dei capelli e la barbona, molto in voga nei Lanzi e dopo aver imperniato la testa  sull’armatura, ho riprodotto la camicia merlata.

     
Particolare dei capelli, barba e della camicia                                                                  
L’effetto desiderato si era materializzato, il comandante, ora esulta e grida di gioia per la conquista ed un po’ imbriago continua a gozzovigliare con i suoi commilitoni.


Non contento, subito dopo, mi sono dedicato al pezzo della EL VEJO DRAGO’N, la qualità della fusione e della scultura non è eccezionale, c’è di meglio, ma la postura che in origine, lo vede seduto su un tronco d’albero mentre con una mano tiene un boccale di birra, mi ha catturato; il Lanzi in questione, avrebbe potuto brindare ed esultare insieme al suo comandante. L’ispirazione era corretta, bisognava solo adattare la sua posizione originale. Volendo riprodurre la scenetta nel centro di Roma, ho utilizzato il pezzo cercando di farlo accomodare su un baule stracolmo di ricchezze trafugate. L’idea non era malvagia ma per attuarla ho dovuto fare alcune modifiche. Del pezzo originale ho mantenuto solo il tronco e le gambe, ho tolto la testa, sostituendola con una presa in prestito da un pezzo ART GIRONA  a cui ho applicato con il Milliput  la barba e una parte dei capelli, in modo che gli stessi combaciassero con il cappello indossato, sempre con lo stucco ho riprodotto la camicia e rimodellato le spalle, la parte posteriore della giubba ed alla fine ho riadattato i piedi affinché poggiassero correttamente.

    Insieme dei particolari riprodotti                                                                       


Certo non posso dire che sia stato facile, ma sono contento d’esser  riuscito a realizzare quanto nella  mente avevo immaginato.



La scenetta così composta mi sembrava spoglia, mancava qualcosa, continuavo ad osservare le pose e  a domandarmi: tutti quanti a bisbocciare e gli altri? il quadro generale era troppo scontato, allora decisi di andare a frugare nelle varie scatole finite nel dimenticatoio, quando, venivo attratto da un pezzo della EMI. Esemplare perfettamente fuso e sublimemente scolpito dal mitico OSCAR IBANEZ, si tratta di un tamburo dei Lanzichenecchi, denominato "TIEFE RUHRTROMMEL", in piedi e affardellato dall’enorme tamburo, con il volto che esprime spossatezza e la benda nell’occhio, che fa capire d’aver vissuto varie battaglie, mi fanno capire che il pezzo, possa coesistere con gli altri due e così  inizio  a costruirlo,  in seguito osservandolo attentamente, mi accorgo che l’espressione del viso e delle labbra fanno trasparire un certo disappunto per quanto veduto durante quei giorni, forse non tutti i partecipanti  a quel tempo avranno apprezzato quanto commesso dai propri camerati?  



Alla fine, con un pizzico di contentezza, intuivo che era proprio il soggetto che mancava per completare il lavoro.



La colorazione dei pezzi è stata eseguita utilizzando quelli acrilici, ANDREA/VALLEJO, ho adottando la tecnica zenitale, in particolar modo, ho cercato di far risaltare il colore delle divise, facendole apparire luminose, proprio perché venivano descritte e fabbricate con fogge di rara bellezza e dai colori appariscenti,  in particolar modo non dobbiamo dimenticarci che era un esercito molto ricco e trovandoci sul finire del Rinascimento, a quel tempo la beltà nel vestirsi, era ancora considerata sinonimo di autorevolezza.






Per finire mi sono dedicato alla basetta, tra le tante, ne ho utilizzata una  molto originale, era particolare perché aveva un  chè di antico, quest’ultima reperita  dall’inesauribile Don Luigi, nostro prodigatore nonchè distributore dell’agoniato allucinogeno modellistico; su di essa, ho riprodotto  il selciato di una  Piazzetta del centro di Roma, dove presumibilmente potessero essere collocati i personaggi. Per la pavimentazione ho utilizzato i prodotti della ditta PLUS MODEL che posizionati in modo corretto potessero dare ampiezza all’insieme, in seguito ho sistemato vari barili, qualche sacco e vettovaglie utilizzate dai partecipanti alla bisboccia e  concludendo per enfatizzare l’accaduto, ho riprodotto dei quadri religiosi affinché si capisse che fossero già state profanate delle Chiese.

                                                                           
                                                        

Molto spesso, al termine di ogni lavoro, mi domando se quello che ho costruito, rispecchi fedelmente quanto immaginato,  spero di esserci riuscito e  anche questa volta, dopo mesi di studio e lavoro, penso di potermi ritenere soddisfatto del risultato ottenuto (mi auguro piaccia anche a voi).


Mario Praticò


“SI NARRA CHE I LANZICHENECCHI NON POSSANO ANDARE ALL’INFERNO, PERCHE’ DISTURBEREBBERO ANCHE LUCIFERO”


Per le foto della scenetta finita vai alla Gallery







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